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LA POSTA DEL CUORE DEI NOSTRI AMICI ANIMALI. LA DISPLASIA DELLE ANCHE NEI NOSTRI ANIMALI

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13/05/2025 09:51
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Avete mai sentito parlare di displasia delle anche?
Sicuramente si!

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La mia voleva essere ovviamente solo una domanda provocatoria.
Nell’immaginario comune però, almeno per quello che noto tra i miei clienti, la displasia delle anche è una patologia ortopedica che interessa soprattutto i pastori tedeschi ed al massimo qualche altro cane di grossa taglia.
La verità è invece tutt’altra.
La displasia è purtroppo una patologia ortopedica, congenita ed ereditaria, che interessa i cani di ogni razza, taglia e sesso ma che può colpire anche i gatti (nei quali però, ad oggi, è ancora poco diagnosticata perché poco ricercata).
Iniziamo a capire di cosa si tratta partendo dalla normale struttura anatomica del bacino del cane (che prenderò in considerazione per semplicità diagnostica e di casistica).
L’articolazione coxo-femorale è la risultante del perfetto gioco articolare esistente tra la testa del femore, che ha la forma di una semisfera, e la cavità acetabolare, che di contro ha una forma concava proprio per accogliere, in condizioni normali, la testa del femore. La perfetta connessione tra queste due strutture favorisce i normali movimenti di adduzione ed abduzione senza esser causa di alcun fastidio.

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In un cane affetto da displasia questa armonia di incontro non succede perché la testa del femore è meno tonda o perché la cavità acetabolare è meno concava oppure perché c’è qualche altra alterazione strutturale che rende poco fluido il movimento articolare.
I sintomi clinici sono vari e con una incidenza diversa sulla qualità della vita del cane.
Sicuramente c’è il dolore che il cane manifesta nei modi più disparati come essere più pigro e più riluttante al movimento, essere completamente apatico e depresso o, di contro, essere più nervoso, addirittura quasi “aggressivo”.
Ai miei clienti, per spiegare la diversa “gestione e tolleranza del dolore” da parte del proprio pet, uso sempre la metafora del comune mal di testa dicendo loro che esistono due tipologie di persone, a mio parere, quella che preferisce star in casa, magari a letto e a luci soffuse senza tollerare il minimo rumore ed invece l’altra che comunque va a lavoro ma risulta intollerante a tutto, amici e colleghi compresi, comportandosi in maniera “più antipatica”.
Nell’immaginario comune il cane con la displasia delle anche quando cammina “sculetta”, oppure zoppica in maniera evidente, oppure si siede assumendo posture particolari, ma in realtà questi sintomi non sono diagnostici e ciò che rende possibile fare una diagnosi di certezza è soltanto uno studio radiografico eseguito, in sedazione profonda o addirittura in anestesia, da uno specialista in ortopedia.
Lavorando da quasi 25 anni a stretto contatto con un ortopedico ho reso mie delle utili informazioni che suggerisco ai miei clienti quando mi portano il loro cucciolo di cane.

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Secondo quanto ho avuto modo di ascoltare dal collega e dai vari congressi/seminari a cui partecipo, il primissimo studio radiografico va fatto alla tenera età di 4 mesi, praticamente a ridosso del ciclo vaccinale, mentre quello che possiamo anche chiamare definitivo sicuramente non prima dell’anno di età, quando ormai la struttura ossea-cartilaginea è ben conformata.
E’ necessario eseguirle in sedazione profonda (e qui iniziano ad esserci dei problemi di comunicazione con i proprietari che hanno una fobia atavica dell’anestesia) perché il cane deve perfettamente essere rilassato e non deve “opporsi” alle varie scomode posizioni radiografiche che comportano uno stress muscolare e soprattutto dolore li dove già c’è il problema.
L’importanza di eseguire le prime radiografie a 4 mesi di età è per poter avere, in caso di positività allo studio, la possibilità di eseguire certi tipi di interventi chirurgici (come la sinfisiodesi pubica e la duplice osteotomia pelvica) che, oltre quell’età, non sono più possibili.
La chirurgia di elezione in medicina veterinaria, come in umana, è la protesi d’anca in grado di eliminare alla radice il dolore articolare e di permettere un recupero funzionale completo, grazie alla sostituzione completa della testa del femore, per tutta la vita del cane.
Ovviamente ogni caso è a se, nel senso che non tutte le displasie necessitano di un intervento chirurgico così economicamente impegnativo come la protesi d’anca che, purtroppo, non è eseguita da ogni struttura veterinaria d’Italia.

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Un intervento meno impegnativo economicamente, ma altrettanto invasivo è l’osteotomia della testa/collo del femore che prevede l’asportazione della testa e del collo del femore, al fine da favorire la formazione di una connessione fibro-articolare garantita da tessuto connettivo denso. È una procedura che comporta un recupero molto lento, ma che, eliminando la fonte del dolore, migliora in modo evidente il quadro sintomatologico dell’animale.
Secondo il mio modesto parere, senza mai perdere di vista la qualità della vita del nostro cane, il primo obiettivo da doverci prefissare è eliminare il dolore che inevitabilmente si presenterà perché, a causa del non adeguato movimento articolare, inizieranno processi infiammatori ed artrosici.
Ai miei clienti suggerisco una serie di “regole” da rispettare per cercare di ridurre al minimo i danni.
La prima cosa da fare è sicuramente, se il soggetto è in sovrappeso, farlo dimagrire perché, come nelle persone, le articolazioni di un soggetto magro dovranno sostenere un carico inferiore mentre l’obesità è decisamente un fattore aggravante. Esistono in commercio diversi alimenti, sia secchi che umidi, che, se si rispettano le dosi, garantiscono una adeguata perdita di peso. Per quei clienti invece che preferiscono una dieta casalinga, con l’aiuto di un nutrizionista veterinario, potranno ottenere lo stesso risultato garantendo una migliore appetibilità.
Altro punto importante è l’utilizzo di integratori a base di omega 3, condroitinsolfato e glucosamina capaci di ridurre lo stato infiammatorio e, nel limite del possibile, apportare supporto nutrizionale alle cartilagini articolari. Gli integratori vanno somministrati per cicli piuttosto lunghi e vanno ripetuti nell’arco dell’anno rispettando un periodo di riposo.
Bisogna abituare il proprio cane ad un esercizio fisico moderato e quotidiano ma, purtroppo, non è assolutamente consigliabile farlo correre e saltare da letti, divani o altro perché tutte queste sollecitazioni traumatiche danneggeranno ulteriormente l’articolazione.
Nei momenti di acutizzazione dell’infiammazione e quindi del dolore vanno somministrati diversi tipi di farmaci. Ci vengono in aiuto i classici farmaci antinfiammatori (cortisonici e non), i farmaci antidolorifici ed i farmaci monoclonali di ultima generazione.
La laser-terapia e l’agopuntura si prestano altrettanto bene alla gestione del dolore e, fortunatamente, da qualche anno sono ben presi in considerazione dai miei clienti, soprattutto per quei cani più anziani in cui l’uso dei farmaci sistemici è meno consigliato.
Posso a questo punto concludere che la gestione di un cane con la displasia delle anche è di tipo multimodale con scelte, mediche e/o chirurgiche, personalizzate e “cucite a misura di cane” eseguite sempre e solo allo scopo di migliorare la qualità della vita del nostro animale.

Una ultima nota “dolente” che voglio aggiungere, sperando di essere stata semplice nella mia esposizione di un problema così importante, è che purtroppo un cane affetto da displasia non deve assolutamente riprodursi visto che, in quanto patologia ereditaria, la stessa può trasmettersi anche alla prole.

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Mi auguro di potervi essere di ulteriore aiuto se avesse qualche dubbio e vi invito a contattarmi per email : immapaone@gmail.com.






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